L'impotenza davanti a una porta sempre chiusa...
Siamo i genitori di un ragazzo oggi diciottenne, Lucio.
Quel che è accaduto ci ha colto di sorpresa: era l'ultima cosa che ci saremmo aspettati.
Lucio è stato prima un bambino e poi un ragazzino tranquillo, da sempre timido ma socievole, quando incontrava amici o parenti era di poche parole ma sorrideva spesso, è stato sempre un po’ preso in giro per la sua bassa statura. Quando ha iniziato il Liceo ha cominciato a uscire di più, a frequentare amici nuovi e noi ci siamo sempre fidati di lui proprio perché è stato un tipo tranquillo.
Verso la fine del secondo anno ci siamo accorti che faceva uso di marijuana in maniera pesante e che aveva iniziato già da un anno. È diventato molto ostile con noi genitori che gli facevamo notare quanto fosse pericolosa questa abitudine.
Poi c'è stato il lockdown: i due mesi sono trascorsi in un'atmosfera relativamente serena in famiglia e la convivenza non si è rivelata troppo faticosa. Però, quando si è potuti uscire, Lucio si è gradatamente chiuso in se stesso, ha cominciato a non parlare più né con noi genitori né con le sorelle, alle quali è molto legato, e dopo un paio di mesi si è chiuso in camera.
Noi non sappiamo cosa succedesse dietro quella porta, ma immaginiamo che nella sua solitudine facesse musica al computer (basi musicali) o trascorresse tante ore al cellulare.
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Era determinato ad abbandonare la scuola, cosa che per fortuna non ha fatto, anche se l'anno successivo ha seguito con grande fatica e poi è stato bocciato. Nessun aiuto da parte degli Insegnanti.
Più volte ha rifiutato l'aiuto di un professionista, negando il suo malessere. Usciva per andare a scuola e poi rientrava in camera, sempre chiuso nel suo mutismo e nella sua apatia. Noi lo vedevamo solo rapidamente quando veniva a tavola a mangiare.
Eravamo preoccupati anche per la sua salute fisica, perché passava intere giornate immobile.
In quel periodo abbiamo iniziato a frequentare il Gruppo Genitori Insieme e questo ci ha aiutato ad affrontare e a gestire la situazione così angosciante e, apparentemente, senza via di uscita.
L'esperienza e la vicinanza degli altri genitori ha cominciato a essere per noi un punto di riferimento e un aiuto nella quotidianità familiare.
Tutti noi eravamo molto stressati e questo Lucio lo percepiva. Frequentando il gruppo, il confronto con gli altri ci ha permesso di ridurre l'ansia e affrontare con più lucidità il rapporto con nostro figlio. Ci si sente impotenti e inermi davanti ad una porta sempre chiusa.
Dopo più di un anno Lucio ha chiesto di andare da uno psicologo, con urgenza, dicendo per la prima volta che l'ansia lo opprimeva e non riusciva più a dormire.
Questo è stato determinante per sbloccare la situazione. Il cambio di scuola è stato pure molto importante. Inoltre Lucio ha cominciato a praticare boxe in una palestra. Gradualmente ha ricominciato ad avere rapporti sociali, a parlare con noi familiari e con pochi amici.
Il percorso è ancora lungo ma si comincia a intravedere un futuro positivo.