LE TESTIMONIANZE DEI GENITORI

 

 

UN DURO RICHIAMO ALLE DIFFICOLTÁ DI TUTTI I GIORNI

 

Segue la testimonianza di Arturo e Evelina, nomi di fantasia, che chiarisce molto bene come genitori si è in “servizio permanente effettivo” e solo “crescendo” sì può cambiare noi stessi e, quindi, i nostri figli problematici.

 

Tutto è cominciato un giorno imprecisato del 2017, quando ci siamo accorti che il nostro ragazzo, un carattere estroverso, sempre allegro, pieno di gioia di vivere, cominciava a uscire di meno, andava ancora agli allenamenti di calcio, ma passava sempre più tempo in casa, nella sua camera. Piano piano ha allontanato tutti i suoi amici, e si è chiuso in sé stesso.

Poi un bel giorno smise anche di fare sport, riuscì a finire in qualche modo la scuola professionale, poi più niente, il vuoto assoluto.

E così, di colpo, da genitori felici, senza grossi problemi, siamo stati travolti da un vortice di disperazione profonda, difficile da affrontare, soprattutto perché nostro figlio, il nostro amatissimo figlio, stava tagliando anche noi fuori dalla sua vita, si chiudeva sempre più in sé stesso, rifiutava di farsi aiutare. A niente è servito mandarlo da più di uno psicologo e neanche il centro di aiuto giovani di via xxxxx, così come la salute mentale di via xxxxx. Frequentava qualche seduta, e poi rinunciava. 

 

 

 

 

A volte aveva qualche miglioramento, che lo portava a uscire di casa a frequentare qualche vecchio amico, ma erano solo fuochi di paglia, dopo qualche giorno si chiudeva ancora in camera sua, e chiudeva noi fuori dalla sua vita.

Le domande che ci siamo posti per cercare di capire perché è successo sono state tante, abbiamo cercato di analizzare il nostro comportamento, ci siamo detti che forse era colpa nostra, mia soprattutto, che forse lo amavamo troppo, ci è venuto anche il dubbio che il matrimonio della sorella più grande fosse stata la causa del suo malessere, lui l'amava tantissimo, ma naturalmente non possiamo saperlo, perché lui non ne parla mai.

 

E noi? La nostra vita? Impossibile descrivere il modo in cui è cambiata, irritabilità, scambio di accuse, sensi di colpa a non finire. In questo ci è stato di aiuto il gruppo di mutuo aiuto di Genitori Insieme, ci ha permesso di trovare un po’ di equilibrio.

Ma il problema rimane, ogni tanto un lampo di luce, ma poi, sempre più spesso, il buio più profondo.

Non viene alle feste di famiglia: Natale, Pasqua, compleanni. Abbiamo foto della famiglia al completo, senza di lui, è come se ad un certo momento ha smesso di esistere.

Non riusciamo ad aiutare nostro figlio, non riusciamo a fargli capire che deve lasciarsi aiutare, non sappiamo più che fare, viviamo alla giornata, grati per quei pochi momenti in cui il nostro ragazzo torna alla normalità, maledicendo quando, sempre più spesso, ci taglia fuori dalla sua vita.

Non so se la malattia di nostro figlio è proprio hikikomori, che in giapponese vuol dire "stare in disparte", ma nostro figlio è così, lui sta in disparte: da noi, dalla società, dalla vita, lui sta in disparte dalla vita.