Non potevo parlare con i familiari della grossa pietra che avevo sullo stomaco...

 

Avevo un grosso problema con mio figlio Marco, sentivo come una pietra nello stomaco e non potevo liberarmene. Non potevo parlarne con mia madre nè con le mie sorelle. Loro non hanno mai avuto problemi di questo genere con i figli nè tantomeno problemi di separazione coniugale: avrei dato un grande dispiacere solo per il bisogno di scaricare questo grosso peso. In quel periodo mio figlio ventenne, bocciato due volte alle superiori, si era trasferito per lavoro (lavoro che gli avevo cercato per responsabilizzarlo) nella città dei miei parenti. Ha abitato per poco con loro poi ha convissuto con una ragazza un pò spiantata che però aveva il pregio di mantenersi un lavoro perchè aveva bisogno di soldi, per lei e per sua madre, ancora più spiantata della figlia. Marco invece spesso non si presentava al lavoro: pensavo fosse la fragilità della sua adolescenza, in realtà dopo alcuni anni ho capito che faceva uso di sostanze, non so quali. Aveva abolito i contatti con i miei, che abitavano nelle sue vicinanze, e con me molto distante evitando per mesi di rispondermi al telefono.

 

mammaconfronta ragazzo

 

Non avevo sensi di colpa perchè ero consapevole di aver fatto sempre il mio dovere cercando di tirarlo su al meglio. Ogni tanto mi recavo dai miei cercando un contatto di persona con lui, spesso con esito negativo. Non sapevo che comportamenti adottare nè cosa dire alle rarissime occasioni in cui ripondeva al telefono. E' vero, non sapevo cosa dire per non sbagliare...proprio io che non ho mai avuto problemi relazionali e sono sempre stata dotata di buona autostima e sicurezza!

 

------------------------ Riprende da qui ---------------------------------

 

Ero avvilita e confusa. Poi ad un conoscente che mi ha raccontato dei suoi problemi con la figlia drogata, ho avuto il coraggio di ammettere la mia difficoltà, senza entrare nei particolari. Lui frequentava il gruppo genitori-insieme e mi ha dato il contatto di un referente. E così dieci anni fa sono entrata a far parte di un gruppo fra quelli presenti in città.

Mi sono sentita accolta e sono riuscita finalmente a parlare di me senza il timore di essere giudicata: dopotutto anche gli altri erano in difficoltà con i loro figli e potevano capire ciò che provavo. Negli anni a seguire le cose sono andate avanti con alti e bassi....forse solo con bassi... Marco è rientrato a casa mia dopo l'ennesimo fallimento lavorativo e la separazione dalla ragazza. Ed è stato tutto un seguito di liti e opportunutà lavorative che non manteneva. Faceva sempre uso di sostanze, forse più pesanti e non si faceva aiutare. Poi la decisione con suo papà, che non abitava con noi, di trovargli un locale in affitto: non mi sentivo più sicura, rischiavo di farmi travolgere dalla situazione.

Nei mesi a seguire Marco ha chiesto aiuto a suo padre perchè stava male; ha cessato l'uso di sostanze o perlomeno credo ne stia facendo un uso molto saltuario. Ha voluto rimettersi a studiare per conseguire la maturità e ha iniziato un percorso con lo psichiatra. E' diventato più responsabile, molto disponibile e accessibile ma ancora non economicamente autonomo. Certo non è quello che desideravo ma ho imparato a cogliere piccoli cambiamenti e a crederli positivi. Non so come sarà il futuro se raggiungerà il suo obiettivo della maturità scolastica e nel caso lo raggiungesse se potrà affrontare il mondo del lavoro in modo diverso dal passato. So di certo che il problema è ancora aperto... e lo sarà chissà per quanto...io intanto ho imparato a stare meglio e a ipotizzare un futuro migliore.

Oggi frequento ancora il gruppo genitori insieme che mi ha dato supporto ed energia per tirare avanti fino ad ora.