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Nello scorso incontro di gruppo del Corso per Facilitatori di Genitori Insieme è affiorato il tema degli sbagli dei genitori. La reazione immediata della maggioranza dei partecipanti è stata di rifiuto di affrontare il tema e la motivazione espressa da molti è stata la seguente: i sensi di colpa vanno banditi in quanto negativi.
Non intendo colpevolizzarmi come genitore e sono consapevole del fatto che i sensi di colpa sono una trappola nociva , tuttavia , visto che i genitori sbagliano con figli che sbagliano a loro volta, un’analisi non colpevolizzante di alcuni errori può aiutare a correggere il tiro in un’ottica di cambiamento positivo.
Si è parlato della ricerca dell’adolescente di superare il limite e della fisiologica tendenza a sperimentare il rischio e sappiamo quanto questo sfidare e sperimentare si riveli talvolta pericoloso e dannoso.
Nella mia esperienza ogni tentativo di contrastare la tendenza verso il rischio è stato inutile se non controproducente poiché eccessivamente empatico.
Il lavoro nel gruppo dei Genitori Insieme ha prodotto un cambiamento poiché mi ha portata a lavorare per i figli in condivisione con altri Genitori che si trovavano nella mia situazione o comunque in difficoltà .
Ho apprezzato:


l’assenza del giudizio
il senso di un lavoro educativo non più soli, ma insieme , in squadra
la condivisione della difficoltà comune
l’annullarsi del fattore tempo rispetto all’obbiettivo finale
l’importanza del cambiamento attraverso piccoli passi
l’incoraggiamento e il monitoraggio da parte del gruppo
il sostegno nei momenti difficili
la condivisione della gioia per gli obbiettivi raggiunti
la condivisione del dolore per i fallimenti
il rispetto reciproco

 

Il mio percorso nel gruppo è iniziato circa tre anni fa; recentemente al Corso per facilitatori , mi sono trovata a dire “ bisogna mollare le redini”.
In realtà in discussione eravamo partiti da una constatazione opposta ossia dalla riflessione sulla tendenza del genitore ad iperproteggere i figli specie in crisi adolescenziale.
Mossi da empatia , talvolta i genitori condividono sino a render proprio il malessere del figlio/a . Nel mio caso, prima di entrare a far parte dei G.I., tale compassione si è verificata del tutto inefficace anzi nociva.
Cogliere il malessere di un figlio è fonte di dolore, ma disperarsi non serve; si trasmette un messaggio negativo in cui il genitore vede il figlio debole e nell’impossibilità di uscire dalla crisi. Per tale ragione l’allontanamento diventa una possibile soluzione in cui un ragazzo liberato dalle briglie della compassione e della negatività ambientale si troverà ad affrontare una nuova realtà di responsabilizzazione e di consapevolezza dei propri limiti e soprattutto delle proprie risorse.
La negatività dell’ambiente è da intendersi sia riferita alla famiglia compassionevole sia rispetto al gruppo dei pari che condividono un malessere senza intravedere una via di uscita e si crogiolano nell’inerzia.
Siamo finiti in una sorta di palude ,ma dobbiamo uscirne!Non è facile , ma ci proviamo.

 

Prendere le distanze, questo è il punto: allontanarsi reciprocamente per ritrovare energia , per individuare nuove modalità di relazione tra genitori e figli che tengano conto del cambiamento di un figlio che è cresciuto ,che può e deve camminare autonomo e senza briglie dei genitori.
Prendere le distanze come genitore:anche il genitore deve liberarsi dalle briglie della compassione negativa e inutile, deve riprendere a respirare per ritrovare ossigeno ed energie positive.
Si tratta di un nuovo parto per la madre e per il padre , per il figlio di una seconda nascita verso l’età adulta.
Mollare le redini è stato per me creare lo spazio per la messa in prova delle risorse del ragazzo senza continui interventi dei genitori.
Mollare le redini non è stato rinunciare a educare, le regole esistono sempre e i no positivi non sono in discussione.
Mollare le redini è stato creare e mantenere uno “spazio di rispetto” fra genitori e figli . I genitori devono riappropriarsi della loro vita e devono trovare spazi ricreativi dai quali ricavare energie positive .
E’ necessario cambiare la prospettiva del problema,osservare da fuori per vedere meglio e per tollerare meno.
Nel gruppo ho sviluppato un lavoro migliore e più efficace, osservando le situazioni dei figli degli altri genitori e osservando le reazioni dei genitori si colgono e si condividono le difficoltà, ma nasce un desiderio di cambiamento e di rifiuto chiaro di tutti quei comportamenti che avevamo accettato ormai stanchi e sfiduciati, quasi fossero scontati e non modificabili. Aiutando gli altri ci si aiuta e piano piano, a PICCOLI PASSI si realizzano i cambiamenti.