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Devo confessare di essere stata molto recalcitrante ad unirmi ai gruppi di genitori. Mi era capitato, infatti, di incontrarne qualcuno in occasione della presentazione di un libro scritto della mamma di un quarantenne che faceva ancora uso di sostanze ed ero rimasta sconvolta dalla loro rassegnazione, impotenza, talvolta paura, nei riguardi dei loro figli.
Mi ero immediatamente dissociata, combattiva come sono, da quelle immagini di genitori "perdenti". Non capivo come ci si potesse rassegnare.....avevo ancora la presunzione di pensare che con le risorse della nostra famiglia, tenace e determinata, avremmo trovato sicuramente la strada per tirare fuori nostro figlio dalla dipendenza. Ci siamo rimboccati le maniche, e come ben sapete abbiamo fatto di tutto e di più. Nel frattempo, però mi ero lasciata convincere, un po da mio marito, un po' dal dottor Schiappacasse (glielo dovevo...con tutto quello che aveva fatto per noi!)e abbiamo cominciato a frequentare il gruppo del giovedì. Mi sono sentita a mio agio con quegli "sconosciuti"che ci stavano a sentire e sembrava che ci capissero. A loro volta ci raccontavano le loro piccole e grandi tragedie e pian piano ci siamo accorti che quei genitori avevano i nostri stessi problemi, paure,difficoltà... non eravamo soli e sfortunati, non eravamo stati dei genitori inadeguati, in realtà ci era andata così per una serie di fattori, tra cui, sopratutto, la "testa di cavolo" di nostro figlio e il nostro troppo amore nei suoi confronti! E' incredibile! L'amore.. che invece di accompagnarli verso l'età adulta, tiene i nostri ragazzi in un nido protetto dove, secondo loro, tutto gli è concesso, fuorché di crescere! Nel frattempo sono cresciuta anch'io, non ho più sensi di colpa ma neppure la certezza di vincere... Sono molto consapevole, ora, del grosso guaio in cui si è cacciato il nostro ragazzo e non so se, nonostante tutti i nostri sforzi, riuscirà a venirne fuori... Sopratutto se vorrà. Sono ormai sette mesi che Matteo è in comunità; tra alti e bassi finora ce l'abbiamo fatta, anche con la partecipazione e l'aiuto di quelli che ormai . sono diventati amici, che ci fa piacere incontrare una volta alla settimane di cui ci preoccupiamo quando Matteo, anche se non lo conoscono e ci danno una mano a tenere duro. Speriamo anche noi di essere loro di aiuto attraverso l'esperienza di quella tragedia che ha sconvolto la nostra vita e che, ci auguriamo, di poter raccontare, un giorno, come una battaglia vinta.